LA ROSA E LA FARFALLA

Il vento disse:
– Sono tuo padre – e
spirando
mi lasciò mulinando
cadere su un arso campo e
piatto fino all’orizzonte.
La terra
mi tolse alla tempesta e
in lei fu
la mia casa.
Vissi sola
lunghi giorni
dimenticata e poi plagiata
perché persuasa
dal caro prediletto sole e
ripiegata nello splendore cieco
delle stelle.
Venne il tempo poi
in cui dalla radura
si levarono i profumi
a schiarir la prospettiva
tutto intorno.
Da lontano allora
scorsi e vidi terso il mare
abbracciar la luna e
chiamare a sé l’aurora.
Fui rapita.
Insolito rimirar
fu quello atipico spettacolo,
quand’ecco che in un angolo di cielo
vibrar colori nuovi
in uno strano bislacco e
stravagante svolazzare.
Mi si fa danzando
appresso e
oscillando lieve
scende fioca su di me.
Che emozione e fremito
sentir per prima un alito straniero e
con lei
scambiar i primi umori.