MAMMA
Ricordo nitido di una mattina.
Il risveglio e tanto, tanto dolore.
Le braccia ferme, le gambe tese. Sono paralizzato.
Tubi, cateteri e drenaggi dappertutto. Mi sento, anzi… sono in gabbia!
– E tu chi sei? Dove sono?
Ha gli occhi stanchi e gonfi ma anche un po’ bagnati.
Non fa in tempo a piegarsi su di me che inizio, come un ossesso, a maledirla.
Lei sorride, mi dice poi:
– Sono la mamma!
Breve, chiara e netta.
Segue, tormento e smarrimento.
A tentar di ricordare, prima chi io sia, crollo ed esausto mi addormento e, così pure, i tanti giorni che verranno.