PRESAGIO DI UN VIAGGIO

Come è buia questa città…
Sono solo.
Non si avverte odore e
non s’ode rumore.
Mesti balconi e
cupe facciate.
La coscienza è
stordita
da terrore e sgomento.
L’anima è conscia
della sua essenza immortale e
mi ostina a seguire.
Il corpo è molle
abbandona la testa e
sparisce.
Il senno
escogita la resa e
anch’esso diserta.
Sono ancora più solo.
Dove sono
i viventi e
dove i miei simili
a spartir con me
siffatta pena?
Dannazione
che ci faccio allora
perso in questo limbo?
È forse questa
la mia morte?
L’irrazionale
esorta alla pazzia e
la compassione si fa pianto.
Schiudo gli occhi
alla notte e
al mio corpo rinnegato.