IL GIARDINO
Proteso alla finestra, penso a come non mi capiti, spesso, di aver tanto tempo per osservare nel dettaglio i mulinelli, che il vento crea nel mio giardino!
In uno d’essi, ritrovo i petali del glicine stropicciati che, roteando, danno colore al fondo grigio perla delle aiuole di cemento.
Questo movimento di tinte e sfumature mi coglie impreparato, dal momento che mai avrei pensato di poter dedicare le mie riflessioni a tal soggetti.
Lascio correre comunque e sollazzare i miei pensieri, giacché pare pure che gradiscano.
Nell’intanto, resto attento a porre orecchio alla coscienza, che, di buon grado e puntualmente, mi derime tenendomi occupato a vaneggiar con Lei il più del tempo.
La sensazione è lieta, come fosse quella che matura o accompagna l’incontro tra due amici, nel tempo vespertino d’un caffè.
Senza che io e né Lei possiamo cogliere l’atto magico e prodigioso che ci fa incontrare, ci ritroviamo, così, in rispettoso ascolto, l’uno dell’altra.
Il clima è accomodante e lascia spazio a qualsivoglia nostro argomento per discutere.
La nostra intima distanza è pari a uno sbuffo di vento e, senza dirci nulla, ci lasciamo accarezzare dai torpori delicati del sole di mattina.
La compagnìa mette entrambi di buon umore, così io per primo o, forse Lei, respiro forte e riempio il fiato.
Tante volte, ho goduto di questa mia particolare capacità a dialogare col mio ego, che ogni volta, ne ricavo un profondo senso di appagamento e impulso tale da allietarmi le giornate.
Così, financo il sovrappeso svanisce e senza lasciarmi modo di capire, il corpo perde in consistenza e si lascia penetrare dagli odori dei tanti florilegi.
L’effetto è di una pace trascendente in grado di esaudire ogni mio bisogno di ristoro.
Il tempo dell’incontro scorre rapido e silenzioso.
La mia confidente, senza che me ne accorgessi, è rientrata in sé e, nel mentre, il momento della pausa di dilegua.
Poi in un profondo respiro, raccolgo le emozioni e richiudo la finestra.