Hermes

Che strano senso di peso e
oppressione
mi affligge…
Nel capire meglio
il respiro si queta e
nel silenzio dei visceri
mi accingo ad esso
per vedere meglio.
La strada restringe e
in penombra
avanzo
tastando le mura adipose.
Poi ecco
scorgo
un bambino accovacciato.
Pare che giochi
con una macchinina scassata e
senza ruote.
Il suo sguardo è rapito.
Resto a guardarlo
giacché di me
non s’avvede.
Ma come!?
Ha i capelli un poco lunghi dietro
occhi stretti e
labbra carnose.
Si… sono proprio io e
chiede solo un po’ di pace e
di restar solo.