LA GELOSIA DI MARIANNE
Avevano fatto il bagno, insieme, ed era sembrato strano, che fosse successo, ancora.
I loro sguardi e le loro strette ricordavano la vigorosità di un tempo, conservandone ancora la vivacità.
Lo pensavano, segretamente, mentre si passavano l’asciugamano.
Marianne sul petto di lui e March facendo scorrere, magistralmente, le sue mani, dall’alto fin giù giù, ad ancorarsi, forte, sui fianchi, scolpiti di lei.
Poi, il solito gesto, che valeva più di qualsiasi altro atto di dominio:
March le prese le mani e senza dir nulla, la diresse verso un ampio sofà.
La fece sedere sulle sue gambe.
Pelle a pelle… nudi.
-Come ho già detto, si appartenevano.
Quel legame li predisponeva a percepire emozioni irripetibili ed esclusive… tanto era bello e sensuale il dialogo muto dei loro sensi.
Il letto sfatto e gli indumenti sul parquet esibivano un ambiente, già oltremodo consolidato.
La luce era fioca, giacché, non aveva null’altro da svelare.
Parlarono, riecheggiando le gesta e i loro incontri.
March era un sindacalista di lungo corso, che aveva guidato rivendicazioni e scioperi di operai nella vasta Regione della Spianata. Durante una d’esse, aveva conosciuto Marianne.
Lei, invece, era nell’area amministrativa di una fabbrica di tessuti, caduta in disgrazia con la morte del suo proprietario. Seguì una lotta perfida e senza esclusioni di colpi tra gli eredi, in cui March fu essenziale nella sua pacifica risoluzione…
Si rivestirono.
Gli occhi di Marianne parvero riempirsi, in un attimo, del fulgore di una visione, che March non apprezzò.
Dal bagno e, più precisamente, dalla parte del lavandino, dov’era lo specchio, March spiò Marianne muoversi verso il grande vetro e raccogliere le tende che oscuravano, timidamente, la stanza.
-Credo che, questa, sia la parte più bella e originale della camera, malgrado ne proietti lo sguardo fuori. disse Marianne, facendo intuire che non si sarebbe fermata solo a quella osservazione.
Si mosse ondeggiando cercando lo sguardo di March e, come quasi, aspettare la giusta folata di vento, sospirò dicendo:
-Mica tanto gentile poi, quella Susanne.
Tenendo chino il capo sul lavabo e trattenendo il sospiro di lei e di lui, fece egli tremando:
– Perchè dici questo?
– March conosco te e anche le donne! ribatté.
Il rubinetto smise di sgorgare acqua e, nell’improvviso silenzio, la raggiunse a stringerla forte tra le sue braccia.
– Ma dai… la rassicurò.
Nella sua risposta, lo ammetto, ci fu anche la mia improvvida leggerezza di non considerare il fiuto della donna e del personaggio.
Marianne, infatti, Vi ricordo, che,pur colta, dalla eleganza della suite, non dimenticò la sprovvedutezza di Susanne nel non ritirare quelle tende!
Dettaglio questo, che fu messo da parte per tutto il tempo degli amplessi amorosi tra i due, ma che tornò a mordere i pensieri di ella.
Fu come se, lì vicino, ora, avesse avuto, ancora, dei refrain e sentito voci e profumi di altri.
Tra quegli altri, ne aveva riconosciuto e percepito quello di March e anche di Susanne.
Era come se, attendesse quella prova e il momento giusto.
– E brava Susanne, ci sa fare con i clienti!
Quanto detto restò, sospeso, in equilibrio tra lei e lui.
March non volle smuovere l’aria e non proferì parola.
Ma subito lei infierì:
– Il tuo profumo è avido! Si imbriglia tra le maglie dei tessuti ed entra nelle carni.
Il suo dire fu spietato e… scosse la tenda.
Tra gli intrecci di lino e gli aloni sul grande vetro, riconobbe chiaramente il sudore e gli odori del sesso di March.
Quelle parole tagliarono l’aria e aprirono uno squarcio, in cui March, ebbe paura di cadere.
– Che vuoi dire? e senza voler ferire l’intelligenza di Marianne disse ancora:
– La conobbi, non ricordo, quanto tempo fa è stato. Eravamo giù, verso l’ala destra del Residence.
Lì è presente un auditorium.
Parlò scandendo bene le parole, col suo fiato caldo, per non ridirle più.
– Lo avevo capito sai? Da subito. Non mi ha mai guardata, troppo impegnata a civettare, con te, la stupida.
March sorrise e, al tempo stesso, confidava nella saggezza e acume della sua amata.
Erano troppo palesi le distanze, ma con lo stesso fascino, che le univa.
Marianne si chiuse e si strinse nel forte abbraccio del suo uomo.
Non volle sentire altro,
tanto era stata calda quella stretta e quel bacio sulla fronte.
Tra loro, ogni emozione, era roboante.