IL RESPIRO DI DIO
Pomeriggio d’agosto.
Il cielo è buio come in quei giorni non dovrebbe essere.
Le case sono spente e le strade sono sole.
Ed io già lo ero, prima ancora di uscire e di ora, che sto per dirvi.
Un silenzio dentro, cupo e denso, di sentimenti senza colpe né fattezze.
Lungo la via, il mio sguardo non esita e stare ripiegato a contare i passi.
Uno strano vento vibra le foglie e soffia la mia pelle in un moto ascensionale di onde e musica prodigiosa non convenzionale.
Pervaso da coraggio e curiosità distolgo lo sguardo dal selciato e lo slancio in avanti, sin dove intravedo un edificio a guglie.
È una chiesa grigia con le pareti lavorate ad uncinetto, solide e secolari.
Mi sento sovrastato e capisco essere sua la voce che mi ha chiamato.
La mia intenzione di mettermi in suo ascolto è preceduta dalla solerzia del mio avanzare verso l’entrata.
Un maestoso altare si erge sul presbiterio e dal lambone una entità mistica mi intima a sedere.
Occhi santi e braccia protese su di me.
Il corpo si sublima e si lascia carezzare dalle note di un antico organo a otto canne.
Ho messo via tutto ciò che pesa per sentire l’estasi e il respiro di Dio.