RIFLESSI NOTTURNI

Il cielo dorme e la notte è cupa.
Il maestro è chino, sulle ginocchia, a contare granelli arsi.
La campagna è triste e lo sono pure io.
Non parlo da giorni.
Sembra farlo apposta, a non parlarmi dico.
Credo, sappia già.
– Che strani esseri, gli uomini. faccio sospirando sulla fiammella.
Non si scompone, intento com’è a dragare la terra tra le dita.
– Bè sì maestro. insisto.
– Gli uomini scatenano guerre e compiono atrocità sporcandosi le mani del sangue caldo dei propri simili. Non si può più vivere né dormire, pensando di aver spento un’altra vita. E allora perché… perché maestro!?
– Calmo. Stai calmo. mi dice senza guardarmi.
Le sue parole sono come benzina su un fuoco che mi dorme dentro.
– Chi dichiara guerra lo fa con la bocca piena di chi ha di che mangiare e voce impastata da qualche finta autorità! Non manca di nulla per vivere con agio la sua esistenza! Malgrado tutto non si cura di mietere morte e instillare sofferenze.
– Credi in Dio? mi fa di colpo interrompendo il mio respiro affannoso.
– Certo… lo sai! Qualsiasi entità mistica che promulghi amore e solidarietà ha diritto d’essere il mio Dio. ribatto indispettito.
Mi guarda un attimo e con aria compassionevole, continua:
– C’è pure chi, allo stesso modo del tuo, crede nel diavolo. mi dice tornando a ricontare grani polverosi.
Non dice altro e sembra non voler continuare.
Lo fa spesso, fidandosi della mia intuizione e della mia attitudine a discernere la vita.
Torno così in silenzio a smuovere torsoli di legno.
Nelle sue parole, riconosco il suo modo intrinseco a non chiedergli più e di trovare, tuttavia, io stesso le risposte.
Il mio sguardo si perde, fissandosi, tra lo scoppiettare del fuoco e della legna.
Questa immagine mi rimanda e compara le fiamme alle cannonate.
Di colpo, i trucioli diventano nani viventi in fuga nella brace e rimetto in gioco il mio arbitrio che mi ha spinto a spezzare rami e farne fuoco…
A questo punto, ergo d’essere io stesso e inconsapevolmente il diavolo per quei rametti e loro lo strumento del mio intento a darmi calore.
Questa intuizione placa le mie riflessioni sulla bestialità dell’essere umano e mi spinge a riflessioni nuove e sempre più articolate.
Partendo da un presupposto, più che logico, secondo cui uccidere un altro uomo non vuol dire impossessarsi e allungare la propria vita della sua, deduco che, motivazioni vere ad annientare i suoi stessi simili, debbano essere certamente altre.
Fidandomi dell’incipit datomi dal maestro, le mie elucubrazioni mentali mi portano a sostenere che ci possano essere sette create e sostenute dalla legge di Satana sulla Terra. Persone indemoniate istigate a perseguire con ogni mezzo e atrocità i propri interessi occulti.
Questa neonata convinzione scaccia la mente dei dubbi che la abitano.
Un riverbero misto di compassione fende gli organi e apre in loro squarci invisibili.
C’è bisogno di non mollare per non cadere.
Ho voglia di sfidare il male col mio amare e capire quanto grande sia il Dio che me lo ha insegnato.