VOLTO NUOVO
Qui, il giorno viene presto a destare e interrogare chi la notte l’ha superata e a malapena riesce a regalarsi, pure, un segno della croce strampalato.
Certamente, a me non dispiacerebbe, ma un po’ per i tiranti, un po’ per i malefici estensori attorno agli arti, preferisco parlarci diretto col mio Dio.
Stamattina, due giovani infermieri, dopo aver assolto ai convenevoli, armati di tutto punto, hanno supplito alla mia igiene personale.
Strana esperienza e senso di vulnerabilità inaudito.
Alla fine d’essa, la pelle respira come mai avrei immaginato potesse fare.
Con lo sguardo cerco Nico che, tornato dal bagno, parcheggia e mi fa:
– A lè…buongiorno! Tè prepari eh?
L’ostinato saluto di Nico mi dà, in un certo senso, una qualsivoglia appartenenza a questo vivere.
Ma la gioia per me pare essere un sentimento fugace tant’è che ricado nell’inquietudine giacché cerco di darmi una risposta alla sua canzonatura.
Mi preparo a cosa!?
Decido, così, di esser franco con lui e chiedergli cosa intenda con la sua domanda, dato che sembra sapere molte più cose di me e di questo sciagurato posto.
Mi giro a fatica nel letto per guardarlo e, raccolto un respiro profondo, mi accingo a domandarlo.
Nel frattempo, però, un uomo dall’aspetto stolto e mansueto, ma comunque risoluto, entrando si frappone tra me e il mio vicino e, accostata la sedia al letto, mi ripone su di essa dicendo:
– Ciao Alberto! Io sò Armando e ogni mattina verò per portarte in terapia!
Come fuscello in becco alla rondine, mi raccoglie e ci avviamo.