POLPO E FAVE
Armando spinge e tira dritto, spedito, alternando canzonette romanesche.
Sono troppo teso e pensieroso per fargli compagnia.
Abbiamo attraversato e ho dimostrato, a me stesso, di saper tenere a mente e numerare 6 corridoi, 56 camere, preso due ascensori e, ora continuando in questa direzione, mi pare di vedere un’altra porta uguale a quella dietro cui feci conoscenza del tal Giuseppe Paramonti e Marinella.
Armando, arrestata la carrozzella e assicurata la mia immobilità, si dà fiero contegno e atteggiando il suo simpatico adipe si dirige lesto, come suo solito, ad affacciarsi oltre l’imposta chiusa.
Al suo – Boooongiooorno… non corrisponde ugual saluto canzoniero e senza curarsi e batter ciglio, mi trascina dentro e mi abbandona altero…
Ho tutto il tempo di studiare il campo e di constatare come i caduti siano, stavolta, tutti di sesso femminile.
Senza ritornare e soffermarmi troppo su tal prevalenza, intuisco chi, tra le tailleur bianche, sarà colei, per me, l’eletta.
Nel mentre la osservo e la guardo schivo, il chiacchiericcio che ho intorno, si fa chiaro e mi rende, a sua insaputa, consapevole uditore.
Il collo non mi permette di roteare attorno all’asse per più di 60 ° e così, non potendo individuare, esattamente, le nobili sorgenti da cui provengono siffatti contenuti, origlio piacevolmente e mi lascio trasportare.
Parlano, con entusiasmo, di posti esotici e piatti tipici.
Non tanto i posti, ma quanto le pietanze, bastano a stimolare le papille gustative, rese inerti da menù sciatti, insipidi e per nulla accattivanti, del ricovero di cui scrivo…
Si passa così da porzioni abbondanti, manco a dirlo, di trofie bronzate ai frutti di mare a piatti tracotanti di qualsiasi ben di Dio.
Proprio quando sto deliziando il palato neuronale, con leccornie dai sapori e profumi afrodisiaci, ecco che, riconosco dalla voce, la mia designata partecipare all’utopistico banchetto.
– Voi sapere come te ce mannęno ar paradiso? Polpo fatto ar foco e contorno de purea de fave!
– Ahhhh.
Mi faccio avanti per saggiare la cottura del mollusco, insaporito nelle fave.
Nel mentre sto per girarlo e insaporirlo nella crema, con uno scatto inatteso irrompe lei nel convivio a sparigliare il mio banchetto.
È giovane, con bocca e occhi grandi nascosti da capelli affusolati.
Non mi piace.